Da storica a content writer,
il passo è… breve?!

Edutainment: sfizi e insidie
26 Marzo 2020
Edutainment: sfizi e insidie
26 Marzo 2020
 
 
Da storica a content writer, il passo è... breve?!
Ho varcato le porte dell'università nell'anno 2002 e ne sono uscita nel 2017. Un caso di fuori corso da manuale? No. Appena laureata in Storia contemporanea, terrorizzata all'idea di entrare nel mondo dell'insegnamento dopo aver letto gli Ex cattedra di Starnone, mi sono data alla ricerca.
Non ho trovato uffici in radica di legno di professori ordinari con giacche di tweed dalle toppe in cuoio, né altri cliché da film americano in cui speravo mi sarei imbattuta. Mi sono invece avventurata nel labirinto dell'universo accademico italiano, in cui ho zampettato per anni prima di rendermi conto che io, quel labirinto, non lo avrei mai lasciato vincitrice.

Il salto
Ecco giungere il momento di re-inventarsi. E il panico che ne consegue, grazie alla consapevolezza che il tuo unico talento sia quello di studiare. E leggere velocemente. E ricordarti per anni inezie di minima importanza, ma che ti rimangono appiccicate alla corteccia cerebrale come adesivi.
Che fare? Si comincia correggendo bozze, dato che lo si è fatto per anni gratuitamente come parte dell'accademica corvée e l'occhio ormai è allenato. Poi si passa alla scrittura, perché due parole in croce orsù si sanno anche collocare su una pagina di Word.
E da qui si approda all'isola del content writing. Creare e redigere contenuti per media e target differenti non è avvilente, se si arriva dall'accademia. È stimolante, o almeno lo è per me.

Scrittura diversa, ma pur sempre scrittura
Ogni progetto è una sfida, che costringe ad affrontare ogni volta un argomento nuovo, che in tempi rapidi va studiato, digerito, e riproposto in maniera semplice, chiara ed esaustiva per un particolare pubblico.
Dopo anni dedicati alla scrittura accademica, lavorare per la divulgazione è liberatorio: si può spaziare molto di più, si esce da una gabbia – seppur illustre – per entrare in una realtà molto più condivisa e consumata.
Atteggiamento da “volpe e uva”? Forse. Ma non rimpiango nulla. Ogni ora passata a stendere bibliografie, a intessere note a piè pagina e a scavare tra documenti impolverati mi ha insegnato a cogliere, alla prima occhiata, quale informazione è utile e quale è superflua, quale fonte è attendibile e quale fa acqua, e a rispondere con estrema velocità agli input.
L'unica nota negativa è la sensazione di sentirsi un pesce fuor d'acqua quando si entra nelle agenzie di comunicazione popolate da gioventù creativa dagli indumenti variopinti, e si rimane la tizia ingobbita nell'angolo di nero vestita.